Dal passato, al presente, al futuro
L’INESAURIBILE PASSIONE PER LA MUSICA DEL ‘MENESTRELLO DI JESI’
Marino Carotti non è una pop star; uno di quei cantanti ‘di grido’ che si esibiscono nelle piazze in una fantasmagoria di luci psichedeliche, di fronte a una folla oceanica di fans in delirio che strillano a perdifiato. Non fa uso di cuffie, amplificatori, microfoni appuntati dappertutto. Strumentazioni sofisticate non ne conosce.
Gli basta la sua chitarra; se mai anche un microfono; di quelli tradizionali, comunque. Il suo amore per la musica è tuttavia di una genuinità sconcertante, ma non ostentata. I suoi concittadini hanno imparato a conoscerlo in tempi lunghi. C’è ancora chi lo ricorda da ragazzo, con la sua chitarra a tracolla, per le vie della città; chi lo ha ascoltato nei paesi vicini in occasione di qualche festa, oppure da solo o con un piccolo complesso in esibizioni tenute in una ‘ cave’ del centro storico, sta a dire in uno di quegli ambienti di rimessa in cui allora era possibile ascoltare, quasi in segreto, artisti molto speciali, come gli ‘chansonniers’ in Francia, ‘I Gufi’ in Italia o i ‘Beatles’, alle prime armi, a Liverpool. Poi, visto che la passione per la musica non si esauriva, Marino Carotti ha preso a fare le cose sul serio e con metodo. Entra prima nel gruppo di ricerca e canto popolare ‘La Macina’ con cui incide il suo primo disco; poi è invitato a tenere concerti in diverse città d’Italia, incide ancora dischi e pubblica il libro ‘Né acqua, né luce, né strada’, dove ha raccolto canti e narrazioni di informatori marchigiani, al quale faranno seguito altri due volumi di ricerche musicali effettuate in ambito regionale. Si rivela così anche come scrittore e depositario di memorie della tradizione popolare che altrimenti andrebbero definitivamente perdute o disperse. Ma non è tutto. Incomincia a presentarsi anche come cantautore e come tale nuovamente lo si scopre poco alla volta. A una prima canzone, ispirata a Federico II, fa seguito un’altra dedicata alla sua città, poi, similmente, un’altra e un’altra ancora. Jesi continua ancora oggi ad ispirarlo, ma Marino Carotti sta andando oltre. Il 23 novembre, nella chiesa gremita di fedeli intervenuti alla manifestazione organizzata in memoria di don Mario Bagnacavalli, ha fatto ascoltare per la prima volta la trasposizione in musica di due belle poesie dell’indimenticabile parroco di S. Pietro, ‘Antico quartiere’ e ‘Quasi ringhia’, aggiungendo a queste la ‘Ballata dei liceali’, affettuoso, simpatico ricordo dei suoi compagni di scuola e dei professori che è riuscito a descrivere uno a uno con tratti di scapigliato umorismo. Un altro impegno lo ha atteso il giorno successivo nella chiesa di S. Massimiliano Kolbe dove, intervistato da Giovanni Filosa, ha riepilogato in parole e musica tutta l’attività svolta fino a oggi, aggiungendo anche quanto di più recente ha composto. E, in vista delle prossime festività, Marino Carotti sta mettendo a punto ancora una manifestazione di cui sarà protagonista. Si terrà il 23 dicembre - ore 21,15 - nella Sala Maggiore del Palazzo della Signoria. Dedicata esclusivamente a Jesi, includerà anche composizioni inedite, interventi e letture. Sarà per la città una bella strenna di Natale confezionata con fiocchi, lustrini e tantissimo affetto.
Augusta Franco Cardinali
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